Riparare il mondo. Ricostruire con Alex Langer la buona politica che ci manca

I movimenti per la pace devono sforzarsi di essere sempre meno costretti ad improvvisare per reagire a singole emergenze,

ed attrezzarsi invece a sviluppare idee e proposte forti, capaci di aiutare anche la prevenzione, non solo la cura di crisi e conflitti

Alex Langer, “Pace e nuovo ordine mondiale”, 1991

 

Già nel 1989, anno dell’abbattimento del muro di Berlino che avrebbe portato (almeno temporaneamente) al superamento della contrapposizione Est-Ovest, Alex Langer scriveva su Nigrizia un articolo dal titolo “Non basta l’antirazzismo“, nel quale – con sguardo lungimirante – ammoniva: “finché la nostra civiltà industrializzata e opulenta, consumistica e competitiva imporrà a tutti i popoli la sua legge del profitto e dell’espansione, sarà inevitabile che gli squilibri da essa indotti sull’intero pianeta spingeranno milioni e miliardi di persone a cercare la loro fortuna – anzi la loro sopravvivenza – “a casa nostra”, dopo che abbiamo reso invivibile “casa loro”. Perché meravigliarsi se in tanti seguono le loro materie prime e le loro ricchezze che navi, aereri e oleodotti dirottano dal loro mondo verso il nostro? Attrezzarsi ad un futuro multi-etnico, multi-culturale e pluri-lingue è dunque una necessità, anche se non piacesse.” Continua a leggere

Disarmo e difesa civile. Verso la Primavera della nonviolenza

colomba-bluC’è uno strabismo diffuso nel sistema della comunicazione nel nostro Paese che chiama “politica” le giravolte delle segreterie dei partiti, mantenendo i focus mediatici fissi in quella direzione (con l’effetto collaterale di alimentare – di fatto – disaffezione e populismo), mentre vede a fatica e stenta a raccontare quella politica vera e alta per il cambiamento, condotta dentro alla società dai movimenti organizzati che si impegnano per la disarmo e la conversione ecologica dell’economia, per la tutela dei territori dagli scempi delle grandi opere e delle servitù militari, per i beni comuni e la democrazia partecipativa, per i diritti dei più deboli e la solifarietà internazionale. Insomma, quell’Italia che c’è e resiste e che Aldo Capitini definiva l'”Italia nonviolenta”. Quell’Italia che quest’anno si dà appuntamento il 25 aprile all’Arena di Verona. Arrivandoci attraverso alcune significative tappe intermedie. Continua a leggere