La rimozione della memoria scomoda: gli aggrediti dimenticati nel ventennale della guerra all’Iraq

[Bombardamento USA al fosforo bianco sulla città irakena di Falluja]

Anche i ventennali dei fatti storici subiscono i doppi standard: mentre quello relativo all’attentato terroristico dell’11 settembre, celebrato nel 2021, è stato l’occasione per una grande e duratura attenzione mediatica internazionale, i ventennali di quelle guerre che sono state raccontate, al tempo, come risposte consequenziali – ossia l’aggressione di USA e suoi alleati agli stati sovrani di Afghanistan prima e Iraq dopo – sono stati invece ignorati dai media, salvo qualche lodevole eccezione, con una gigantesca operazione di rimozione collettiva della memoria scomoda. Rilevavo questa violenza culturale, svolta per omissione – che si somma alla violenza della guerra e delle sue conseguenze – già nell’ottobre di due anni fa in riferimento al ventennale dell’inizio dell’occupazione dell’Afghanistan (qui); lo rilevo con queste note in riferimento al ventennale dell’inizio dell’aggressione militare dell’Iraq (già pubblicate qui sul Fatto Quotidiano on line)

Il 20 marzo di venti anni fa aveva inizio la criminale e illegale aggressione e occupazione militare dell’Iraq, guidata da USA e Gran Bretagna, alla quale i nostri governi si sono accodati, “fondata” e “giustificata” sulla menzogna delle inesistenti “armi di distruzione di massa” del regime irakeno, sbandierata – tra l’altro – con l’ormai iconica fialetta fake da Colin Powell, Segretario di Stato di George W. Bush, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 5 febbraio 2003.

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Un anno dopo sull’orlo dell’abisso: adesso mettere in campo i saperi della nonviolenza

Dall’invasione militare russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022 ad oggi è in corso una doppia guerra: quella combattuta sul territorio ucraino, di fatto tra due superpotenze nucleari, e quella mediatica che si svolge all’interno di entrambi i fronti, che Edgar Morin chiama “isteria di guerra”. La guerra sul terreno è ormai un “aggirarsi come sonnambuli sull’orlo dell’abisso”, com’è stata efficacemente definita dal filosofo Jürgen Habermas (la Repubblica, 19 febbraio 2023), evocando forse il libro “I sonnambuli” dello storico Christopher Clark che racconta come le case regnanti del 1914 portarono il mondo dentro l’abisso della “grande guerra” muovendosi come sonnambuli, apparentemente vigili ma non in grado di vedere l’orrore nel quale stavano facendo precipitare l’umanità. Ma l’abisso sul cui orlo ci troviamo adesso è quello incomparabilmente più devastante della guerra nucleare, rispetto al quale i governi e i popoli sono stati ripetutamente avvisati. Per esempio dall’Associazione degli scienziati atomici che il 24 gennaio scorso hanno spostato le lancette dell’Orologio dell’Apocalisse a soli 90 secondi dalla mezzanotte, situazione di pericolo mai raggiunta prima; oppure dal Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres: “siamo al più alto rischio da decenni di una guerra nucleare che potrebbe iniziare per caso o per scelta” (Twitter, 8 febbraio 2023).

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