
[Bombardamento USA al fosforo bianco sulla città irakena di Falluja]
Anche i ventennali dei fatti storici subiscono i doppi standard: mentre quello relativo all’attentato terroristico dell’11 settembre, celebrato nel 2021, è stato l’occasione per una grande e duratura attenzione mediatica internazionale, i ventennali di quelle guerre che sono state raccontate, al tempo, come risposte consequenziali – ossia l’aggressione di USA e suoi alleati agli stati sovrani di Afghanistan prima e Iraq dopo – sono stati invece ignorati dai media, salvo qualche lodevole eccezione, con una gigantesca operazione di rimozione collettiva della memoria scomoda. Rilevavo questa violenza culturale, svolta per omissione – che si somma alla violenza della guerra e delle sue conseguenze – già nell’ottobre di due anni fa in riferimento al ventennale dell’inizio dell’occupazione dell’Afghanistan (qui); lo rilevo con queste note in riferimento al ventennale dell’inizio dell’aggressione militare dell’Iraq (già pubblicate qui sul Fatto Quotidiano on line)
Il 20 marzo di venti anni fa aveva inizio la criminale e illegale aggressione e occupazione militare dell’Iraq, guidata da USA e Gran Bretagna, alla quale i nostri governi si sono accodati, “fondata” e “giustificata” sulla menzogna delle inesistenti “armi di distruzione di massa” del regime irakeno, sbandierata – tra l’altro – con l’ormai iconica fialetta fake da Colin Powell, Segretario di Stato di George W. Bush, al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 5 febbraio 2003.
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