
La verità deve prevalere
senza violenza
Lev Tolstoj, Guerra e pace
Ad un giovane che volesse capire quali sono le ragioni dei venti di guerra che – pericolosamente e arcaicamente – soffiano di nuovo nell’Europa dell’est, suggerisco di prenderla apparentemente alla lontana leggendo, tra le altre cose, qualche pagina del racconto del lungo viaggio di Alexis de Tocqueville negli Stati Uniti nel 1826 (La democrazia in America), nelle quali descrive così il modo in cui il governo degli Stati Uniti ingannava regolarmente i nativi americani: “Quando la popolazione europea comincia ad avvicinarsi al deserto occupato da una nazione selvaggia, il governo degli Stati Uniti invia regolarmente a quest’ultima un’ambasciata solenne; i bianchi radunano gli indiani in una grande pianura e, dopo aver mangiato e bevuto con loro, dicono: <<In che cosa la contrada in cui abitate vale più di un’altra? Al di là di queste montagne che vedete all’orizzonte, al di là di questo lago che delimita ad ovest il vostro territorio, vi sono vaste contrade, in cui si trovano ancora bestie selvagge in abbondanza; vendete le vostre terre e andate a vivere felici in quei luoghi!>> Dopo aver tenuto questo discorso, mostrano agli indiani armi da fuoco, indumenti di lana, barili di acquavite… Se, alla vista di tutte queste ricchezze, esitano ancora, si fa loro capire che non possono rifiutare il consenso che viene loro richiesto (…). Per metà convinti, per metà costretti, gli indiani si allontanano; vanno ad abitare nuovi luoghi disabitati dove i bianchi non li lasceranno in pace nemmeno per dieci anni. E’ così che gli americani acquistano a vile prezzo province intere che i più ricchi sovrani d’Europa non potrebbero pagare”. Oggi sappiamo com’è andata tragicamente a finire per i nativi americani: il più grave genocidio della storia dell’umanità, nonostante l’epopea del “selvaggio west” abbia per decenni narrato e fatto entrare nell’immaginario di tutti una storia completamente diversa.
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