
Non c’è popolo che sia più giusto degli americani. Anche se sono costretti a fare una guerra, per cause di forza maggiore, s’intende, non la fanno mica perché conviene a loro. Nooo! È perché ci sono ancora dei posti dove non c’è né giustizia, né libertà. E loro… Eccola lì… BOOOOM! Te la portano. Sono portatori, gli americani. Sono portatori sani di democrazia. Nel senso che a loro non fa male, però te l’attaccano. L’America è un ARSENALE di democrazia.
Giorgio Gaber
Nel confronto a distanza tra Sabino Cassese e Gianfranco Pasquino sulla esportabilità della democrazia, in riferimento al “fallimento della ventennale missione americana in Afghanistan” (Cassese) credo ci siano almeno due punti deboli che inficiano le rispettive argomentazioni. Il primo è che si tratta di un mero confronto accademico, seppur sviluppato sui quotidiani, senza alcun riferimento alla realtà concreta, perché – se in vent’anni non fosse stato sufficientemente chiaro – lo stesso presidente Biden lo scorso 17 agosto, annunciando l’imminente ritiro delle truppe di occupazione USA, si è incaricato di chiarire definitivamente l’obiettivo della guerra afghana: “lo state-bulding non è mai stato l’obiettivo della nostra missione nel Paese, che era centrata su attività di anti-terrorismo e non sulla creazione di una democrazia”. Il secondo punto debole – volendo rimanere nell’esercizio retorico di Cassese e Pasquino, che ignora la realtà dei fatti come illustrati anche dal presidente Biden – è dato dall’assenza di una riflessione sul rapporto tra mezzi e fini: ossia, in generale, il tema vero da affrontare non è tanto quello legato alla legittimità o meno di esportare in astratto la democrazia e i suoi valori, ma se questo fine possa essere raggiunto attraverso il concretissimo e devastante mezzo della guerra. E’ di questo che si tratta.
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