Per la nostra generazione che non ha conosciuto direttamente la guerra ed ancor di più per quella dei nostri figli, che l’hanno solo sentita raccontare dai nonni o studiata a scuola, questo periodo di quarantena sociale che ha sospeso da oltre due mesi – tra le altre cose e per la prima volta nella storia della Repubblica – la scuola e l’Università nelle loro modalità tradizionali, rappresenta un momento traumatico di passaggio storico, che segnerà nella memoria personale e collettiva un “prima” e un “dopo”. Per questa ragione, questa Festa della Liberazione – coincidendo temporalmente con la visione, finalmente, della luce in fondo al tunnel dell’epidemia e preparando la fine della costrizione in casa – acquista un significato ulteriore rispetto a quello specifico della liberazione dalla guerra e dal fascismo. Ed anche del tutto nuovo perché, insieme al virus, è necessaria la liberazione da molte di quelle condizioni che sono concausa della tragedia che stiamo attraversando e che con il fascismo hanno molto a che fare.
Vediamone alcune, che si aggiungono alla liberazione dall’ignoranza, dalla paura e dalle armi che annotavo per il 25 aprile dello scorso anno.