Come in un taccuino personale ho annotato sulla mia pagina Facebook, quasi quotidianamente, pensieri suscitati dell’evoluzione dell’epidemia da coronavirus. Che ne punteggiano alcune ricadute sociali e culturali, provando a decostruirne le metafore belliche che l’accompagnano. Le raccolgo qui, come personale diario della quarantena e piste di lavoro alla sua fine
27 febbraio
Una cosa è certa in questa faccenda dell’epidemia da coronavirus: la conferma, ancora una volta, che la difesa dalle vere minacce alla sicurezza collettiva non è costituita dalla difesa militare.
Tagliare le risorse per la sanità, la ricerca, il welfare, l’istruzione ed aumentare, per contro, le spese militari – come fatto da tutti i governi degli ultimi vent’anni – non aumenta, ma riduce drasticamente, le difese di tutti.