In questa tragica estate il ministro degli interni ha trovato anche il modo di intervenire, in maniera del tutto estemporanea e superficiale – come usa fare abitualmente – sul tema dell’obbligatorietà del servizio militare e di quello civile: “vorrei che oltre ai diritti tornassero a esserci i doveri” – ha detto il ministro in un comizio – “facciamo bene a studiare i costi, i modi e i tempi per valutare se, come e quando reintrodurre per alcuni mesi il servizio militare, il servizio civile per i nostri ragazzi e le nostre ragazze così almeno impari un po’ di educazione che mamma e papà non sono in grado di insegnarti”.
Da obiettore di coscienza al servizio militare finora non sono entrato nel merito delle sparate di Salvini sulla leva obbligatoria, che parla di questioni che non conosce, se non osservando che in nessuna democrazia il ministro degli interni si occupa delle forze armate, né si pensa di delegare all’esercito l’educazione: è quello che accade nei regimi totalitari. Tuttavia, poiché autorevoli ricercatori hanno preso sul serio le parole in libertà del ministro (come l’amico Giorgio Beretta su Unimondo), sollecitando interventi più strutturati, provo ad aggiungerne brevemente ancora qualcuna alle tante ragioni contro la leva obbligatoria già avanzate – anche dall’interno del governo – al ministro Salvini. Continua a leggere