Il Giorno della memoria e i giorni del presente

 

Sono stato ad Auschwitz nell’agosto del 1990. Non c’erano ancora i Viaggi della memoria ne’ il Giorno della memoria (che sarà istituito dalle Nazioni Unite solo nel 2005), il muro di Berlino era stato abbattuto nel novembre dell’anno precedente, Tadeusz Mozowiecki era stato nominato da pochi mesi primo capo del governo polacco non comunista ed io ero uno studente di filosofia dell’Università di Messina. Con un gruppo di amici e compagni, con i quali avevamo partecipato durante qull’anno accademico al movimento studentesco della Pantera – approfittando di una convenzione tra l’università siciliana e le università polacche, che ci consentiva di dormire nelle sovietiche case dello studente – decidemmo di fare un viaggio estivo nella Polonia che muoveva i primissimi passi nella democrazia post-sovietica e nell’economia capitalista. La attraversammo per un mese da sud a nord, da Cracovia a Danzica, in treno con un biglietto interail. E, naturalmente, facemmo tappa anche al campo di sterminio che rese noto al mondo il paese di Oswiecim, Auschwitz in tedesco. Continua a leggere

Guerra globale oppure difesa e sicurezza? La campagna “Un’altra difesa è possibile” in campagna elettorale

Meglio leggere, ancora una volta, le parole del generale dell’esercito italiano Fabio Mini, nel suo ultimo interessante lavoro Che guerra sarà (il Mulino, 2017), per comprendere appieno la gravità della situazione presente: “Più che nel passato, oggi è necessario tenere i governati in uno stato permanente di agitazione e paura. L’uso della forza non è più l’extrema ratio; non è neppure lo strumento ancillare della politica e della sicurezza: la guerra e la minaccia della guerra consentono di creare l’insicurezza e mantenerla a quel livello di parossismo necessario all’esercizio del potere”. E un centinaio di pagine più avanti chiosa così sull’immediato futuro: “Ogni tipo di guerra sarà sperimentato e combattuto e la loro sommatoria permetterà di realizzare l’immenso campo di battaglia del futuro dal quale le élite mondiali di politica e affari trarranno i profitti materiali e di potere. Soltanto con questo tipo di guerra globale il parossismo può essere tenuto ai massimi livelli e lo sviluppo tecnologico bellico ha senso e avvenire perché orientato sempre verso qualcosa che può e deve accadere.” Continua a leggere