Riparare il mondo. Ricostruire con Alex Langer la buona politica che ci manca

I movimenti per la pace devono sforzarsi di essere sempre meno costretti ad improvvisare per reagire a singole emergenze,

ed attrezzarsi invece a sviluppare idee e proposte forti, capaci di aiutare anche la prevenzione, non solo la cura di crisi e conflitti

Alex Langer, “Pace e nuovo ordine mondiale”, 1991

 

Già nel 1989, anno dell’abbattimento del muro di Berlino che avrebbe portato (almeno temporaneamente) al superamento della contrapposizione Est-Ovest, Alex Langer scriveva su Nigrizia un articolo dal titolo “Non basta l’antirazzismo“, nel quale – con sguardo lungimirante – ammoniva: “finché la nostra civiltà industrializzata e opulenta, consumistica e competitiva imporrà a tutti i popoli la sua legge del profitto e dell’espansione, sarà inevitabile che gli squilibri da essa indotti sull’intero pianeta spingeranno milioni e miliardi di persone a cercare la loro fortuna – anzi la loro sopravvivenza – “a casa nostra”, dopo che abbiamo reso invivibile “casa loro”. Perché meravigliarsi se in tanti seguono le loro materie prime e le loro ricchezze che navi, aereri e oleodotti dirottano dal loro mondo verso il nostro? Attrezzarsi ad un futuro multi-etnico, multi-culturale e pluri-lingue è dunque una necessità, anche se non piacesse.” Continua a leggere

L’aggiunta nonviolenta: la sinistra riparta dalle politiche attive di pace

Tra i diversi appelli che circolano in questi giorni, quello di Anna Falcone e Tomaso Montanari che propone un’alleanza popolare per la democrazia e l’uguaglianza, e lancia l’assemblea del 18 giugno a Roma per una sinistra unita, contiene elementi condivisibili, che possono essere terreno comune per coltivare e far crescere valori ed esperienze plurali con una prospettiva politica originale. Ringraziamo Anna e Tomaso per il lavoro fatto.

Tuttavia riteniamo che anche questo appello abbia bisogna di un’aggiunta. Che è tanto un’aggiunta preliminare, una pregiudiziale costitutiva che dà sostanza e fisionomia a tutta la proposta, quanto un punto programmatico fondativo e preliminare a tutti gli altri.
E’ l’aggiunta nonviolenta, senza la quale sarebbe forte il rischio di ricadere in schemi già visti, percorsi già fatti, errori già commessi. Nonviolenza come orizzonte e come metodo di lavoro. Continua a leggere