Universale o residuale? Il Servizio civile ossia la “difesa non armata della Patria”

volontarie-civili-reggio-emiliaIl governo ha approvato il decreto attuativo del Servizio civile universale, avanzamento positivo sul piano dei principi. Del tutto insufficiente sul piano delle risorse, soprattutto se comparate alle spese per la difesa militare, rese note dal Primo rapporto italiano del Milex. Per un anno di “strumento di difesa non armata” si spende quanto quattro giorni di “difesa” iper-armata

A quarantacinque anni dalla Legge 772/72, che riconosceva la possibilità dell’obiezione di coscienza al servizio militare e la concessione della possibilità del “servizio civile sostitutivo”, ed a sedici dalla Legge 64/2001 che istituiva il Servizio civile nazionale finalizzato a “concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari”, il 10 febbraio scorso il governo ha approvato, in via definitiva, il decreto legislativo che disciplina il Servizio civile universale in attuazione della legge 6 giugno 2016, n.106 relativo alla riforma del Terzo settore.
Diciamo subito che, sul piano dei principi, si tratta di una notizia positiva da molti punti di vista. Eccone elencati alcuni sul piano dell’identità, della convivenza, dell’Europa. Continua a leggere

L’insegnamento di Mario e Fermo al Movimento per la pace. Per noi, oggi.

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Una Città per la Pace è il cartellone di iniziative che si svolge in febbraio a Reggio Emilia, intorno all’anniversario dell’eccidio del 25 febbraio 1915. Si parte sabato 11, con l’incontro con il filosofo Giuliano Pontara, che presenta il suo nuovo libro “Quale Pace?”, e si va avanti fino al Seminario storico “Ma la guerra NO!” di sabato 25. Riporto qui, in anteprima, l’introduzione al numero monografico di “Pollicino gnus” di febbraio 2017 dedicato a Mario Baricchi e Fermo Angioletti.

E’ passato un lustro dal primo Seminario pubblico che ha riportato alla memoria di Reggio Emilia la tragica vicenda di Mario Baricchi e Fermo Angioletti, i giovanissimi antimiliaristi reggiani uccisi dal regio esercito italiano, il 25 febbraio del 1915, nel vano tentativo di fermare quella carneficina che sarà ricordata come la “grande guerra”. Della quale invece furono le prime vittime, cadute davanti al Teatro Ariosto della loro città.

Mario e Fermo – anti-interventisti come la maggior parte del popolo e del parlamento italiani – probabilmente non conoscevano i massicci finanziamenti che le aziende produttrici di armi, come l’Ansaldo e l’Ilva, facevano nei confronti della stampa italiana affinché spingesse l’opinione pubblica verso l’interventismo. Anche finanziando direttamente la nascita di quotidiani come il Popolo d’Italia di un certo Benito Mussolini, cacciato dal neutralista Partito Socialista. Non sapevano i giovani reggiani che iniziava allora una commistione di interessi che stava collegando quello che sarà successivamente chiamato il “complesso militare-industriale”, quel sistema che ancora oggi è capace di mobilitare a comando risorse economiche, strumenti di “informazione” e governi verso questo o qull’intervento militare, spacciato per “missione di pace” o “lotta al terrorismo”. Ma, in realtà, esito inevitabile della continua corsa agli armamenti, sul cui altare – oggi come un secolo fa – si sacrificano enormi risorse pubbliche e vite umane. Proprio come quelle di Mario e Fermo. Continua a leggere