Ecco a voi la strategia della paura

Ossia come ti servo la “guerra di religione” mentre faccio affari con le armi

murales via Eritrea

Nizza, Monaco, Rouen, sono città e paesi d’Europa sconvolti in questo tragico luglio di stragi e omicidi, delitti del tutto diversi tra loro per dinamiche e motivazioni, ma accomunati dall’essere stati realizzati, in due casi su tre, da sbandati in cerca d’identità terrorista (accanitamente cercata dai media – ma non trovata – anche nel folle pluriomicida di Monaco). Ciò è bastato per mobilitare la stampa italiana facendola strillare, ancora una volta, alla “guerra di religione”, diventata l’ultima sotto categoria “interpretativa” pret à porter dello “scontro di civiltà”.
Eppure, negli stessi giorni, il Medioriente è stato squassato da devastanti stragi nel più classico stile terrorista: il 3 luglio, durante la festa di fine Ramadan, tre esplosioni hanno fatto 250 morti a Baghdad (l’attacco più sanguinoso dalla guerra del 2003); il 22 luglio un attentato kamikaze durante una manifestazione ha fatto 80 morti e 200 feriti a Kabul; il 27 luglio un kamizaze si è fatto esplodere a Quamshli, in Siria, provocando 50 morti e 170 feriti. Il tutto mentre continua la guerra in/civile in Siria – supportata da Francia e Russia – che ha visto l’ennesimo bombardamento prima degli ospedali da campo ad Aleppo e poi dell’ospedale pediatrico di Save the Children: veri e propri crimini contro l’umanità. La stragrande maggioranza dei morti sono musulmani occisi per mano terrorista e per mano della guerra. Che è l’altra faccia del terrorismo. Continua a leggere

Guerra all’Iraq: le accuse a Blair del Rapporto Chilcot e gli inganni del complesso militare-industriale

blair-bush

E’ già sparita dai mezzi di informazione italiani la notizia degli esiti della Commissione d’inchiesta britannica guidata da John Chilcot che, dopo sette anni di lavoro, ha accusato Tony Blair di aver voluto a tutti i costi – in combutta con George W. Bush – l’nvasione dell’Iraq, a partire da “prove” niente affatto certe e giustificate sul possesso di armi di distruzione di massa da parte del governo iracheno. Guerra che – in ogni caso – “non era l’ultima risorsa” possibile per convincere Saddam Hussein ad uscire di scena e, oltre ad aver ucciso “almeno centocinquantamila iracheni – e probabilmente molti di più – la maggior parte dei quali civili” (altre fonti indipendenti parlano di 500 mila), ha destabilizzato l’intera area, aumentando direttamente la minaccia terrorista, anche attraverso il trasferimento di armi nelle mani dei gruppi armati. Dopo tanti anni, oggi il vice di Blair di allora, John Prescott, aggiunge anche che fu una guerra “illegale”. Una guerra il cui costo economico complessivo è stato calcolato dal premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz in 3496 miliardi di dollari! Il Rapporto Chilcot, in 12 volumi, andrà letto e studiato con cura, perché contiene la contro-narrazione di un passaggio cruciale della nostra storia recente – dentro i cui effetti nefasti siamo ancora immersi – che mostra come funziona, effettivamente, il “complesso militare, industriale e politico” internazionale. Che prende le decisioni fondamentali sulla pace e la guerra al posto dei cittadini, ingannandoli. Continua a leggere

Come Antigone, occorre recuperare la coscienza oltre che i morti

Se la rabbia si scaglia contro le poche spese umanitarie per il recupero delle vittime dei naufragi, anziché contro le enormi spese militari che generano le guerre dalle quali fuggono, c’è un problema di intelligenza. Ossia di capacità di comprendere le cose e di collegarle.

naufragio migranti

Nel passaggio dalla preistoria alla storia, la sepoltura dei morti è uno spartiacque tra la barbarie e la civiltà, tra la bestialità e l’umanità. Sarebbero anche sufficienti le reminiscenze scolastiche per focalizzare la centralità di questo passaggio nella struttura intima della civiltà occidentale, da Sofocle a Ugo Foscolo, seppur non si è letto Aldo Capitini. Il dare sepoltura ai defunti è un passaggio talmente cruciale nell’umanizzazione che su di esso il drammaturgo greco fonda anche un altro elemento costitutivo della civiltà: l’obiezione di coscienza, ossia la disobbedienza alle leggi dello stato in nome delle leggi degli dei, cioè della coscienza. E’ Antigone la donna che esercita la prima obiezione di coscienza che la storia ricordi contro le leggi scritte della città, cioè contro la volontà dello zio Creonte, re di Tebe, il cui editto impediva la sepoltura dentro le mura della città del fratello Polinice che si era macchiato di tradimento. Antigone recupera la salma di Polinice fuori dalle mura e le dà degna sepoltura all’interno della città. Pagando, a sua volta, con la morte il fio della disobbedienza. Continua a leggere