Ricordo che mio padre, dopo aver professato per una vita ideali socialisti, negli anni ’90 durante la sua vecchiaia era preoccupato per la propria incolumità personale – nei lunghi pomeriggi solitari passati nel piccolo appezzamento della campagna calabrese – a causa della “invasione” degli albanesi di cui vedeva a sera le immagini degli sbarchi in tv e leggeva al mattino i commenti allarmati sui quotidiani mainstream. Probabilmente non ha mai incontrato un albanese di persona, ma – pur vivendo in un territorio completamente in mano alle cosche mafiose – era convinto che bande di albanesi invasori fossero per tutti la più pericolosa minaccia incombente… Questo ricordo, che mi torna oggi alla mente, credo abbia a che fare con quanto accaduto nel voto britannico per la brexit, nel quale gli inglesi hanno scelto in maggioranza l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Il voto è l’esito di una campagna guidata dall’estrema destra razzista di Nigel Farage, fondata sulla promozione della paura di una imminente invasione di profughi – in fuga dalle tante guerre che bagnano di sangue il pianeta – attraverso l’Europa. Una campagna che ha avuto la meglio tra la popolazione più anziana e tra quella impoverita dalla politiche liberiste, prevalentemente residente nelle periferie e nelle aree rurali del Paese, alla fine della quale – dopo l’esito del referendum – milioni di utenti britannici hanno chiesto a google: “che cos’è l’unione europea?” Continua a leggere
Mese: giugno 2016
La strage di Orlando, ossia la convergenza di “civiltà”
In questa vignetta del disegnatore Mauro Biani sono rappresentate in maniera efficace le implicazioni della strage di Orlando: il testo – “l’odio per la diversità incontrò il supermarket delle armi libere, felici si imbracciarono” – mantiene la sua validità tanto che l’attentatore sia stato mosso da “motivi” di odio personale contro gli omosessuali, quanto (come pare essere probabile) che sia stato mosso da “motivi” legati al terrorismo islamista. La pedagogia dell’odio per il diverso da sé, che genera tutte le violenze – da quella islamista che sta mettendo a ferro e fuoco principalmente l’Africa e il Medioriente a quella razzista che ha provocato tanti fatti tragici negli USA, ma anche in Europa (come per esempio la strage dei giovani socialisti in Norvegia ad opera del neonazista Breivik nel 2001) – trova agevolmente la possibilità di dare concretezza ai propositi violenti, rifornendosi di strumenti di morte nei contesti nei quali domina la pedagogia delle armi da fuoco, come nei teatri di guerra. E come negli USA. Continua a leggere
Dei mezzi e dei fini. Qualche nota su proposte di legge, difesa e civiltà
Le leggi – e le proposte di legge – possono avere un differente carattere. Un carattere regressivo, ossia nascere sull’onda di un impulso emotivo, generalmente fondato sulla paura, ed ancorare a questo norme che determinano un blocco o una diminuzione dell’orizzonte civile di un Paese (ne è un esempio paradigmatico il patriot act negli USA che, dopo l’11 settembre 2001, ha ridotto i diritti civili in nome dalla “sicurezza”). Oppure un carattere progressivo, ossia nascere dalla volontà di incarnare valori, ideali e diritti nella realtà, per far compiere un passo in avanti al tasso di civiltà del Paese (ne è recente l’esempio, seppur parziale, della cosiddetta “legge Cirinnà” sui diritti delle unioni di fatto). Il massimo di evidenza di questi poli opposti si esplicita quando è in ballo il concetto di “difesa” ed il correlato concetto di “minaccia”: quali sono i beni da difendere? E quali le minacce dalle quali difendersi? La risposta a queste domande fondamentali – e il relativo ordinamento giuridico – caratterizza massimamente la regressione o la progressione civile di una organizzazione sociale e politica. Nel giro di due giorni, l’1 e il 2 di giugno, questi differenti approcci al tema della difesa – seppur declinata su piani diversi – si sono confrontati attraverso due differenti proposte di legge di iniziativa popolare. Continua a leggere