Oggi la liberazione si chiama disarmo, la resistenza si chiama nonviolenza

25 Aprile 2016_San Polo Enza_armato che fui

Note dall’intervento alla Festa della Liberazione di San Polo d’Enza (R.E.), 25 aprile 2016

Partecipare alla festa della Liberazione non è un atto retorico, ma un gesto di impegno. Perché la liberazione non è compiuta definitivamente una volta per tutte: né sul piano dei contenuti specifici né sul piano delle oppressioni dalle quali ancora dobbiamo liberarci.

Al contrario della Resistenza – che fu un grande moto popolare che accanto alla lotta partigiana vide tanto antifascismo militante disarmato: dai disertori e dalle donne che li rivestivano con abiti civili agli internati militari nei campi di concentramento che si rifiutarono di combattere nella repubblica di Salò, dalle famiglie contadine che coprivano e sfamavano i partigiani, o nascondevano i cittadini ebrei, agli scioperi operai nelle grandi fabbriche… – al contrario di questa pluralità coraggiosa e civile, uno degli elementi costitutivi del fascismo è stato – ed è tuttora – il militarismo, la costruzione del nemico e la preparazione della guerra come strumento principale, e fine ultimo, della politica. Continua a leggere

La guerra di Piero alla guerra

Ricordare Pietro Pinna per continuarne l’impegno

Pinna megafono

Non so se Fabrizio de Andrè nello scrivere, nel 1963, la celebre ballata “La guerra di Piero” – dove si racconta la fatale esitazione ad uccidere di un soldato, che vide un uomo in fondo alla valle” che aveva lo stesso identico umore/ma la divisa di un altro colore”, che ne determinò la morte – conoscesse la storia di Pietro Pinna – detto Piero – e della sua esitazione ad imparare a uccidere, a diciotto anni. Esitazione che diventò la prima obiezione di coscienza italiana all’obbligo militare, per ragioni di antimilitarismo, e poi l’intransigente lotta nonviolenta alla guerra ed ai suoi strumenti, per il resto della vita. Ad alcuni giorni dalla sua dipartita – avvenuta il 13 aprile, a 89 anni – è il momento di proporre qualche riflessione sulla formidabile esperienza politica di Piero – che ha contribuito sostanzialmente a cambiare il Paese dal basso – filtrata dai miei ricordi personali. Continua a leggere

Il sonno della ragione genera mostri. Meglio svegliarsi

biani lasciaci lavorare

E chi parla del nemico
è lui stesso il nemico.
Bertold Brecht

Tra guerre, terrorismi e spese militari, molti mostri sono generati dal sonno della ragione. Proviamo a scacciarne qualcuno

Non attacco islamico all’Europa, ma mancata convivenza nelle nostre città

Nelle scorse settimane l’Espresso ha intervistato alcune mamme dei terroristi di Molenbeek Saint Jean, il Comune multietnico nella cintura di Bruxelles, dove è stato arrestato l’attentatore di Parigi e da dove provengono quelli di Bruxelles. Mamme che vivono il dramma di vedere i figli nati e cresciuti in Belgio che, da un giorno all’altro, spariscono e diventano terroristi: “le istituzioni sembrano non capire che la repressione è soltanto la cura estrema di un malanno che andrebbe invece prevenuto”. L’approdo al terrorismo è il punto di arrivo di un percorso di mancata convivenza e di marginalità culturale. Annalisa Gadaleta, assessore all’Istruzione del Comune di Molenbeek, italiana, in un’ intervista a Famiglia Cristiana, lo conferma: “Mentre i genitori pensavano solo a lavorare con l’idea di ritornare nel loro Paese, questi giovani avrebbero voluto integrarsi, ma noi non siamo riusciti a trasmettere i nostri valori. Gli insegnanti non erano preparati a educarli alla democrazia. Così sono cresciuti confusi, finché in questa ricerca di un’identità non hanno trovato su Internet qualcuno che gli ha indicato una strada: il fondamentalismo.” Continua a leggere