Perché non vi siete ribellati?

 

Karl Kraus al Cimitero militare germanico del Passo della Futa

(foto di Antonella Iovino)

(foto di Antonella Iovino)

E’ stata un’esperienza sensoriale e intellettuale totale, piuttosto che teatrale in senso stretto, assistere finalmente alla riduzione della monumentale drammaturgia di Karl Kraus “Gli ultimi giorni dell’umanità”, a cura della compagnia dell’Archivio Zeta, messa in scena presso il Cimitero militare germanico del passo della Futa.

Il Cimitero è il più grande sacrario italiano dedicato ai militari tedeschi morti in Italia durante il secondo conflitto mondiale. Poco distante dai molti luoghi che sono stati teatro degli spaventosi eccidi nazisti – Monte Sole è qualche vallata più avanti – sorge sulla cima di questo splendido angolo di appennino tosco-emiliano una suggestiva architettura di raccoglimento e silenzio, perfettamente integrata nel paesaggio, che custodisce i corpi di otre 35.000 giovanissimi soldati delle wehrmacht, caduti sulle montagne tra il ’43 e il ’45. Il cimitero ha forma a spirale sulla cui vetta, accanto alla bandiera d’Europa, sventolano le bandiere tedesca e italiana. E’ un posto prezioso, in cui le vittime esprimono pietà per i loro carnefici, accogliendoli inermi, e per sempre, sulla propria terra. E’ un luogo di meditazione sulla assurdità della tragedia bellica, sia per chi la provoca che per chi la subisce.
Luogo nel quale risuona la domanda fondamentale che pose Karl Kraus ai soldati vittime della grande guerra, ma che vale ugualmente per tutti quelli qui sepolti: “perché non vi siete ribellati?” Continua a leggere

Da Srebrenica ad Atene, un’Europa di muri anziché di ponti

srebrenica

Ho iniziato a scrivere queste note in un caldo 11 luglio, nel ventennale del massacro di Srebrenica; nel pieno della crisi tra la Grecia e il resto d’Europa.

Srebrenica

All’inizio di luglio del 1995, dopo innumerevoli massacri che avevano colpito tutte le parti in conflitto nella guerra di smembramento della Repubblica socialista federale di Jugoslavia, avviene a Srebrenica – con l’inerzia complice del contingente delle Nazioni Unite e della Comunità internazionale – il più grande massacro di cittadini europei dalla fine della seconda guerra mondiale. Tra l’11 e il 12 luglio, le truppe serbe si rendono colpevoli di un genocidio di circa 10.000 bosniaci musulmani, maschi dai 12 ai 77 anni, separati dalle donne e passati per le armi. La più grande e scientifica operazione di “pulizia etnica” in Europa dopo quella nazista. Continua a leggere