Accadono proprio cose strane, 50 anni dopo la Lettera di don Milani

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Risposta al Direttore del Quotidiano Nazionale  su disertori, volontari civili e difesa nonviolenta

Si, Direttore, come Lei scrive nell’editoriale del 7 giugno, accadono proprio cose strane nel nostro Paese.
Accade, per esempio, che il Direttore di un importante Quotidiano Nazionale si riferisca ancora ai disertori fucilati durante la prima guerra mondiale come a coloro che cercarono di “sottrarsi al proprio dovere”, contrapposti a coloro che invece morirono per “servire la patria”, in quella che papa Benedetto XV avrebbe definito “l’inutile strage”. La guerra dalla quale volevano disertare provocherà complessivamente 16 milioni di morti e 20 milioni di feriti e mutilati. Tra gli italiani, le vittime, militari e civili, furono 1.240.000, cioè il 3,4 % della popolazione, in grandissima parte appartenente ai ceti popolari. Dei 5 milioni e 200mila italiani che furono chiamati alla guerra il 15%, subirono processi per renitenza e insubordinazione. Molti furono direttamente passati per le armi dagli ufficiali attraverso la decimazione di interi reparti. In quella inutile strage, che porrà i presupposti generatori di fascismo e nazismo, per la prima volta vennero utilizzati tutti gli strumenti di distruzione di massa che erano stati sviluppati dalla rivoluzione industriale. I corpi delle persone vennero considerati dagli Stati maggiori meri mezzi per raggiungere fini di potenza, vera e propria carne da macello, al punto che nelle sue note di guerra il generale Cadorna scriveva: “le sole munizioni che non mi mancano sono gli uomini”. Chi è – dunque – che faceva davvero il proprio dovere morale: chi era costretto ad uccidere ed a farsi uccidere nella “inutile strage” o chi cercava di sottrarre la propria collaborazione alla follia collettiva, pagandone ugualmente il prezzo? Continua a leggere

Confesso di aver disertato anch’io! Ed anche festeggiato nel nome della Costituzione

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L’ideologia

Lo scorso 2 giugno il Giornale.it scriveva che “durante la parata militare ai Fori Imperiali, un gruppo di associazioni ha deciso di disertare la diretta televisiva da Roma e si è ritrovata a Verona per festeggiare a suo modo il 2 giugno: Festa della Repubblica disarmata. E’ la rete di movimenti raggruppati intorno a una campagna dal nome Un’altra difesa è possibile”. I quali sono uniti, secondo questa ricostruzione, da una precisa “ideologia”: “un ripudio che dovrebbe diventare nazionale. L’Italia, secondo loro, dovrebbe gettare le armi e vestire le divise del servizio civile”. A parte le molte imprecisioni dell’articolo, confesso che quella Festa c’è stata davvero, io vi ho preso parte attivamente e (svelo un segreto all’articolista del Giornale) quell’ideologia del ripudio nazionale delle armi e della guerra esiste ed è scritta nei pricipi fondamentali della Costituzione italiana. Continua a leggere

2 giugno: promemoria per la ministra Pinotti

La difesa non armata, seppur non nell’impostazione del governo, è in quella della Costituzione. I caccia F35 no.

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L’antefatto
Il 22 maggio la campagna “Un’altra difesa è possibile” deposita alla Camera dei Deputati le oltre 50.000 firme che promuovono la Legge di iniziativa popolare per la difesa civile, non armata e nonviolenta. Il 24 maggio si è celebrato il centenario dell’inutile strage della grande guerra che ha segnato la saldatura perversa, su grande scala, tra tecnologia e guerra. Il 25 maggio Rete italiana disarmo diffonde un comunicato stampa nel quale denuncia che nel Documento programmatico pluriennale del Ministero della Difesa non ci sia traccia del dimezzamento del programma di acqusito dei famigerati cacciabombardieri F35 votato dal Parlamento nell’autunno scorso. Il 26 maggio Sinistra ecologia e libertà rilancia l’accusa al Governo di aver “preso in giro gli italiani e imbrogliato il Parlamento” chiedendo le dimissioni della ministra Pinotti. La ministra replica che “forse SEL pensa che in tempi di ISIS sia possibile fare semplicemente una difesa non armata: non è l’impostazione di questo governo”. Continua a leggere