La mia mamma, per esempio.

Ancora su papa, pugni, educazione nonviolenta. E memoria

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Si è fatto un gran parlare nei giorni passati dell’ormai famosa frase del papa ai giornalisti, a commento delle tragiche vicende di Parigi: se qualcuno “dice una parolaccia contro la mia mamma è normale che si aspetti un pugno”. A me – educatore e formatore che cerca d’impegnarsi nella ricerca nonviolenta – i commenti apparsi più interessanti sono stati quelli di Moni Ovadia, “questa battuta in sostanza mira ad evitare la contrapposizione tra cristiani e musulmani”; di Sergio Manghi “per accedere alla pace e al perdono bisogna passare per il conflitto e non fuggirlo. Anche Gandhi non sarebbe d’accordo, la non violenza non è la non azione”; di Mao Valpiana “una parola può essere violenta se detta senza carità, e un pugno può essere amorevole se mosso da carità (pensiamo alle famose “cinghiate” date da don Lorenzo Milani ai suoi amatissimi figlioli di Barbiana)”; di Monica Lanfranco “O s’insegna in famiglia, scuola, chiesa e dopolavoro una cultura del rispetto, del ripudio della violenza (dalle parole ai gesti), o presto si arriva a superare quella soglia, quel limite, che trasforma il faticoso ma fecondo terreno del conflitto nella rapida e mortale guerra”.  A me la frase del papa, ed i commenti successivi, hanno fatto tornare in mente un episodio della mia fanciullezza… Continua a leggere

Après Charlie. Alcune note per provare a com/prendere

(foto di Antonella Iovino)

(foto di Antonella Iovino)

Notre émotion ne doit pas paralyser notre raison,
comme notre raison ne doit pasatténuer notre émotion.
Edgar Morin

Comprendere significa letteralmente – secondo il Dizionario etimologico – “prendere con, prendere insieme”, che vuol dire sia abbracciare con la mente, intendere appieno, che apprendere come compito sociale, apprendere reciprocamente. Il contrario di ogni tentativo di conoscenza che tenti di semplificare ciò che è complesso, di ridurre a banale ciò che ha ragioni profonde.  A caldo, subito dopo il massacro nella redazione di Charlie Hebdo, Edgar Morin ha scritto su Le Monde un articolo (non tradotto in italiano) nel quale parla del “trionfo del pensiero riduzionista. Non solo i fanatici assassini credono combattere i crociati ed i loro alleati ebrei (che i crociati hanno massacrato), ma gli islamofobi riducono gli arabi alla loro supposta credenza, l’islam, riducono l’islamico in islamista, l’islamista in integralista, l’integralista in terrorista”, Contro questo riduzionismo violento ho cercato di mettere insieme alcuni pensieri che mi aiutassero a com/prendere. Continua a leggere

#promemoria per la “meglio gioventù” nell’anno che si è aperto

Angelus Novus de Paul Klee

Ho passato la notte di veglia tra il vecchio e il nuovo anno a vedere un film che a suo tempo avevo colpevolmente mancato, “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana. E’ un affresco su un pezzo della nostra storia collettiva che parte, sostanzialmente, dall’alluvione di Firenze nel 1966 e dalla “difesa civile” spontanea e dal basso che giovani di tutto il Paese portarono ai beni culturali di quella meravigliosa città e segue le vicende di due fratelli, lungo mezzo secolo di storia italiana, dal ’68 ed oltre. Mentre in città i botti del “capodanno” punteggiavano quello che Antonio Gramsci ha chiamato “tripudio a rime obbligate collettive”, rivedere la ricostruzione cinematografica di un tempo – in gran parte direttamente vissuto, seppur nella scala possibile a chi nel ’68 ci è nato – mi ha fornito la l’opportunità di rifare “mente locale” sull’impegno di altre “meglio gioventù”, passate e presenti. Continua a leggere