Arena disarmo. Da un evento straordinario il programma politico del movimento per la pace

 

Quello andato in scena all’Arena di Verona il 25 aprile non è stato solo un evento straordinario,  ma anche un momento di svolta per il movimento per la pace italiano.

10154925_10202950862546672_1469362895576930701_nUn evento straordinario nella sua preparazione: hanno aderito all’Appello di convocazione  centinaia di sottoscrittori singoli; circa cento tra reti, organizzazioni ed enti che si occupano di solidarietà, volontariato, pace, ecologia ed economa di giustizia; dieci fondazioni culturali; quaranta riviste; otto centri studi per la pace e il disarmo E straordinario nella partecipazione: quattordicimila le persone contate dentro all’Arena, arrivate con ogni mezzo da tutto il Paese: non solo treni, pullman e automobili, ma anche in bicicletta ed a piedi, come i marciatori da Reggio Emilia, partiti una settimana prima. E moltissimi volontari civili che si sono fatti vedere e sentire in una giornata riconosciuta anche dall’Ufficio nazionale per il servizio civile. Tutti hanno reso indimenticabile la scenografia arcobaleno che ha colorato l’Arena, ma anche piazza Bra fin dal mattino.

Un evento straordinario per il lavoro di centinaia di volontari che lo hanno reso possibile. Straordinario nella partecipazione degli artisti, intervenuti gratuitamente, sotto la direzione del Club Tenco partner artistico dell’evento. Straordinario per gli interventi dal palco, che sarebbe troppo lungo elencare uno ad uno ed ingeneroso ometterne qualcuno. Straordinario per i messaggi di saluto pervenuti, dalla presidente della Camera Laura Boldrini al segretario di Stato Vaticano Pietro Parolin, e per la discreta presenza in platea di molti parlamentari aderenti all’Intergruppo per la pace, insieme al coordinatore Giulio Marcon di SEL. Ma anche straordinario per il fastidio dimostrato dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che lo stesso giorno ha protestato contro la demagogia antimilitarista.

Eppure l’Arena di pace e disarmo non è stato “solo” questo. Continua a leggere

25 Aprile, da Monte Sole all’Arena di pace e disarmo.

Una giornata di Resistenza e LiberazioneBdiGPdSCYAA9ZUW

Quando il 25 aprile dell’anno scorso – prima di andare con le figlie a Monte Sole, luogo della memoria dall’efferato eccidio nazista (dove, ogni anno, facciamo concludere anche la formazione generale dei volontari civili di Reggio Emilia) – pubblicavo sui blog un articolo sul nesso profondo e attuale tra liberazione e disarmo, che si chiudeva con la formula la resistenza oggi si chiama nonviolenza e la liberazione si chiama disarmo, non potevo certo immaginare che quelle parole sarebbero diventate l’incipit dell’Appello – sottoscritto da Alex Zanotelli e da centinaia di persone e organizzazioni – che avrebbe convocato per il 25 aprile di un anno dopo, a Verona, l’Arena di Pace e Disarmo.

Le ragioni di quell’articolo, e ancor di più le ragioni di questo Appello, oggi sono dispiegate – se possibile – ancora più chiaramente. Continua a leggere

La FP CGIL dice No agli F35. Risultato partito da Reggio Emilia

Ecco il comunicato stampa con il quale la FP CGIL di Reggio Emilia ed il Movimento Nonviolento reggiano raccontano il percorso dell’emendamento per il disarmo e contro gli F35, presentato nelle assemblee sindacali di base di Reggio Emilia no-f35 

E’ partito dalle assemblee di base della CGIL-Funzione pubblica di Reggio Emilia l’emendamento che chiede al primo sindacato italiano un impegno diretto per la riduzione drastica delle spese per gli armamenti, “a cominciare dalla cancellazione del programma di acquisto degli F35”.

Primo firmatario Pasquale Pugliese del Movimento Nonviolento di Reggio Emilia, iscritto anche alla CGIL, che ha proposto nella propria assemblea congressuale di base di aggiungere al documento Camusso-Landini “Il lavoro decide il futuro” la seguente formula: “considerando che il nostro nostro Paese è agli ultimi posti in UE in quanto a capacità di tenuta del welfare e tra i primi in quanto a spesa pubblica militare, diventa ineludibile ridurre drasticamente le spese per gli armamenti, a cominciare dalla cancellazione del programma di acquisto degli F35, con l’obiettivo di recuperare risorse per difendere i diritti costituzionalmente garantiti, a partire da quello al lavoro, anziché usarle per la preparazione della guerra costituzionalmente ripudiata”. Votato all’unanimità dai partecipanti alle assemblee di base, l’emendamento è passato al Congresso provinciale sia di categoria che di Camera del lavoro. Giunto così al Congresso regionale di Rimini dell’11 e 12 marzo 2014, è stato assunto dalla “commissione politica” ed è quindi stato inserito nel documento congressuale  ed è divenuto un ordine del giorno del Congresso nazionale della categoria che si è tenuto ad Assisi la settimana scorsa. Continua a leggere

Verso #ArenaPaceDisarmo. Con i Costituenti e i volontari civili

Le parole della Costituzione1609779_10202740268542199_2004347561_n

Uno degli aspetti più interessanti negli incontri di “formazione generale” con i volontari civili sul tema della “difesa della patria” è la possibilità di mettere a fuoco alcune parole della Costituzione. A proposito delle quali il linguista Tullio De Mauro racconta lo scrupolo dei Costituenti nello scrivere una Costituzione con un linguaggio “trasparente”, comprensibile a tutti, in quell’Italia del primo dopo-guerra nella quale il 60% dei cittadini non aveva neanche la “licenza elementare”.  Analizzando l’articolo 11 con i volontari poniamo l’attenzione sul verbo “ripudiare”, che ha un significato diverso del più semplice “rifiutare” scritto in prima stesura, ma significa respingere, allontanare, non riconoscere. Quella generazione di antifascisti che scrive il Patto fondamentale sul quale si fonda l’Italia liberata, appena uscita dal flagello della guerra, aveva chiaro, e vuole che lo sia tutti, che la guerra non fa parte dei mezzi e degli strumenti leciti né come “offesa alla libertà degli altri popoli” (mi piacerebbe poter dire “ovviamente”) ma neanche come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”. Un vera e propria affermazione di disarmo unilaterale, posta nei “principi fondamentali” della Costituzione repubblicana. Che non a caso – notiamo con i volontari – fu colta dal diciottenne Pietro Pinna che alla fine dello stesso anno in cui la Costituzione fu promulgata – il 1948 – esprimeva il proprio personale ripudio della guerra, rifiutandosi di prepararla attraverso il servizio militare. Finendo in galera, ma aprendo la strada all’obiezione di coscienza, al servizio civile, alla difesa civile non armata e nonviolenta. Continua a leggere