Quattro princìpi per il Servizio civile

Una sentenza incompletaimages (22)

Come previsto, il Tribunale di Milano ha emanato l’ordinanza che accoglie il ricorso sul bando di Servizio Civile per non essere stato aperto ai cittadini stranieri residenti nel nostro Paese, come previsto dalla sentenza della Corte d’Appello del marzo scorso. Questo bando, rivolto a 15.466 volontari, il numero più basso dal 2005, con una copertura finanziaria complessiva di 65 milioni di euro (la metà del costo di un solo caccia f-35, per fare un raffronto congruente), uscito a due anni di distanza dall’ultimo bando ordinario e ad uno dalla presentazione dei progetti, con un numero di domande presentate ancora incerto, ma calcolato tra le 10 e le 20 volte eccedenti rispetto ai posti disponibili, è già il segno di un sistema al collasso per mancanza di fondi. La sentenza ha aggiunto, riproponendola, la questione del rapporto tra difesa della patria e diritto di accesso al servizio civile dei cittadini stranieri, temi che tiene giustamente insieme, ma attraverso una declinazione debole e incompleta, che non aiuta il necessario rilancio, per tutti, del servizio civile nazionale. Rimane alla politica il compito di darne, invece, una declinazione forte e completa che tenga insieme la realizzazione dei diversi principi. Continua a leggere

L’utopia concreta di Mara

Un ricordo di Mara Marmiroli per Pollicino gnus

Forse non è un caso se, immigrato a Reggio Emilia dalla Calabria – dopo una breve tappa modenese – intorno alla metà degli anni ’90, già attivista nonviolento alla ricerca di nuovi compagni d’impegno pacifista, tra le prime persone incontrate c’è Mara Marmiroli, insieme al suo compagno Marco Cervino. pugliese1

Sono gli anni della tragedia bellica nella ex Jugoslavia e della mobilitazione pacifista contro la guerra e l’intervento armato italiano. Con il supporto della redazione di Pollicino gnus si costituisce a Reggio Emilia una nuova “Rete di collegamento contro la guerra” che dopo una grande manifestazione cittadina, da il via il 23 aprile del 1999 alla “Tenda della Pace” in piazza Prampolini che sta aperta, giorno e notte, fino al 17 giugno. La tenda diventa il punto di rifermento e di coordinamento provinciale per tutte le iniziative per la pace. Mara è tra le partecipanti più attive e tra le persone che s’impegnano con maggiore serietà ed affidabilità. Si fanno i digiuni, si stilano e si distribuiscono i comunicati stampa, si partecipa alle assemblee nelle scuole, si va alla manifestazione di fronte alla base militare di Aviano, da cui partono i caccia a bombardare Belgrado. E Mara c’è sempre, con il suo stile sobrio e fermo, ossia nonviolento.

Finita la guerra, una parte del gruppo della “Tenda” costituisce l’associazione Resistenza e Pace, che per alcuni anni sarà un punto di riferimento importante del pacifismo reggiano, anche sul piano dell’elaborazione politica e culturale. La casa di Mara e Marco è aperta ad ospitare molte riunioni, intorno ad un bicchiere di vino e ad una ciotola di noci, miscelando sapientemente impegno, riflessione e convivialità. E’ un periodo denso di iniziative, che ci porterà – tra le altre cose – a festeggiare insieme a Paride Allegri, il 1 gennaio del 2000, l’inaugurazione del Centro per il Disarmo e la Riconciliazione dei popoli, sulle colline di Vezzano.

E poi, anche dopo la nascita di Agnese, Mara partecipa, tenendo insieme famiglia, lavoro e impegno civile, al Gruppo di Azione Nonviolenta, ai training formativi alla nonviolenza, ai laboratori, alle biciclettate per la pace (siamo ormai all’epoca della guerra in Iraq) e alla costruzione di Reti più larghe. A partire dalla Scuola di Pace di Reggio Emilia. Ne è subito coinvolta entrando a far parte del primo coordinamento, nel quale rappresenta il Consorzio Oscar Romero. E’ chiaro che si spende al di là del suo impegno lavorativo, con puntualità, concretezza e carattere. Non a caso è lei a coordinare il gruppo di lavoro sui conflitti territoriali in città, che la porta ad incontrare i rappresentanti di tutte le circoscrizioni cittadine. E’ inoltre uno dei motori che porterà alla realizzazione nel 2008 degli “eVenti di Pace. La città si educa alla nonviolenza” 10 giorni di iniziative artistiche, culturali, politiche che attraverseranno vari luoghi della città. Misiano Barbieri ne è un altro motore.

Pian piano, nella sua costante ricerca di concretezza, il suo impegno è sempre più assorbito dalla lotta antimafia di COLORE, pur senza perdere di vista le questioni della pace. Ci siamo ritrovati infatti, in anni più recenti, nel gruppo di formatori del Servizio Civile. Lei impegnata a formare gli OLP (i tutor) dei volontari civili, io direttamente i volontari. Ma entrambi avevamo chiara la necessità di far passare, ad entrambi i livelli, l’idea che il servizio civile non è un mero volontariato, quanto una modalità di difesa della Patria alternativa a quella militare. Non a caso è sua l’idea di far concludere ogni anno il percorso formativo dei volontari civili con una visita a Monte Sole.

Ora che Mara non c’è più – e stentiamo a farcene una ragione – non ci resta che ricordarla per la sua utopia concreta, perseguita con impegno serio e costante. A noi non rimane che seguire il suo esempio, continuando in quei molti compiti per i quali si è spesa senza risparmio. Insieme a Marco e ad Agnese.

Sistema Vergogna in Movimento

Dopo le meditazioni antiumaniste (oltre che anticristiane, ma questo è un problema suo) del ministro Mauro, “per amare la pace bisogna armare la pace”, che gli sono valse l’arruolamento nella Lockheed Martin come testimonial pubblicitario per i caccia F35, non ci stupiamo più delle trovate belliciste di questo governo. Eppure il tour promozionale della portaerei da guerra Cavour per i porti dell’Africa e del Golfo Persico – definito Sistema Paese in Movimento – per promuovere le “eccellenze italiane” dell’industria armiera, imbellettato con una spruzzatina di cooperazione internazionale, pur confermando il pesante invischiamento tra industria bellica e apparati militari che già conosciamo, è un salto di qualità negativa assolutamente “inaccettabile e spregiudicato”, come lo definisce un comunicato della Rete Italiana Disarmo . Per lo più mai discusso e votato in Parlamento. Continua a leggere

Il 4 novembre sia Festa del Disarmo (anziché delle Forze Armate)

Anche quest’anno il 4 novembre  nelle piazze d’Italia torneranno i picchetti militari e gli alzabandiera per la Festa delle Forze Armate (scusate il festival di maiuscole). Il 4 novembre, data di fine della prima guerra mondiale, la “grande guerra”, fin dal 1919 si festeggiano le forze armate nell’unica “festa nazionale che abbia attraversato le età dell’Italia liberale, fascista e repubblicana”, come ci ricorda wikipedia, come se niente fosse cambiato in questo secolo trascorso. 6a00d8341c897953ef017c33061882970b-800wi

Allora ricordiamola questa “grande guerra”, che fu chiamata così non solo per la sua dimensione intercontinentale ma sopratutto per la capacità distruttiva su larga scala messa in campo dagli eserciti. Quei 4 anni di guerra provocarono la repentina riconversione delle moderne invenzioni tecniche in strumenti bellici, finalizzati al terrore di massa. Il sistema economico indirizzò tutte le sue risorse a sostenere l’impegno di guerra. Le nuove fabbriche fordiste – chimiche, meccaniche, aeronautiche e navali – furono rapidamente piegate al servizio delle armi chimiche, dei carri armati, degli aerei da combattimento, dei sottomarini da guerra, moltiplicando la produzione in tutti i settori. Con 60 milioni di combattenti e 16 milioni di morti, di cui 7 milioni di civili, la guerra diventò, per la prima volta, di massa e totale. “Questa guerra segna uno spartiacque – scrive Anna Bravo, ne La conta dei salvati – che divide la storia e la memoria moderna in un prima e un dopo” Continua a leggere