Si rimane di stucco a rileggere sulla stampa le parole del ministro della difesa Mario Mauro che – a pochi giorni dalla presentazione del drammatico Rapporto ISTAT sull’impoverimento progressivo degli italiani – ha denunciato in Commissione difesa del Parlamento “il continuo depauperamento delle risorse destinate alla difesa” ed ha reiterato la richiesta di rispristinare “ragionevoli livelli di spesa per l’esercizio delle Forze Armate”, minacciando altrimenti il “completo defoult”, ossia il fallimento, dell’apparato bellico italiano. Per avvalorare la sua tesi, invece di presentare dati aggiornati del Ministero che presiede (in particolare sui costi specifici dei caccia F-35, come gli veniva richiesto) il ministro ha sfoderato i dati forniti nel rapporto del SIPRI – l’autorevole istiituto di Stoccolma che monitora le spese militari globali – dai quali ha estrapolato la riduzione stimata del 5,2 %, tra il 2011 e il 2012, nella spesa militare italiana. Stimata, perché la spesa militare italiana è di ben difficile lettura in quanto distribuita su più ministeri, tra i quali quello per lo sviluppo economico (sic!) Continua a leggere
Mese: luglio 2013
Tra granai vuoti e arsenali pieni. Due Rapporti allo specchio
“Non si possono mettere a confronto spese sociali e spese militari, è demagogia!” è il refrain risuonato più volte nell’aula del Senato, tra lunedì 15 e martedì 16 luglio, sopratutto negli interventi dei senatori del centro-sinistra favorevoli ai caccia F35. Come se si volessero rimuovere dalla memoria collettiva, anzi esorcizzare, un secolo di lotte del movimento operaio per la pace e il lavoro, il disarmo e la giustizia sociale. Come se non fosse mai risuonato nel cuore delle istituzioni italiane il monito del primo presidente socialista della repubblica, Sandro Pertini, che di fronte alla ingiustizie planetarie e alla corsa agli armamenti (oggi, entrambi, più gravi di allora) tuonava: “si svuotino gli arsenali, strumenti di morte, si colmino i granai, fonte di vita”. Davvero una strana idea di demagogia, come se entrambi i capitoli di spesa pubblica – difesa sociale e difesa militare – non attenessero in ugual misura al tema della sicurezza dei cittadini rispetto alle minacce (in certi casi reali, in altri pretestuose) che incombono sulle vite di tutti. E come se le risorse investite su un capitolo di spesa non venissero a mancare per gli altri. Continua a leggere
Il cacciabombardiere come feticcio
la neolingua
Una nota informativa del Gruppo PD del Senato, circolata in preparazione del voto sui cacciabombardieri Joint-Strike-Fighter-F-35, così descrive questo aereo da guerra: “l’F-35 è un caccia multiruolo di quinta generazione, con uno spiccato orientamento per l’attacco aria-suolo e dotato di tecnologia Stealth, ovvero a bassa osservabilità da parte dei sistemi radar. Il velivolo può essere impiegato in diverse missioni, tra cui interdizione di profondità, soppressione dei sistemi d’arma avversari, offensiva e distruzione delle forze aeree avversarie, attacco strategico, supporto tattico alle forze di superficie”. Niente di quanto affermato lascia intendere – a chiunque sia dotato di una capacità di base di comprensione della lingua italiana – che possa trattarsi di uno strumento di “difesa della Patria” (art. 52 Cost.) – semmai di attacco alle patrie altrui – tanto meno di un mezzo per fare…la pace (art. 11 Cost.). Continua a leggere
Spaesamenti. Se il Consiglio di difesa offende il Parlamento
Ha avuto un vero e proprio effetto di spaesamento, mentre eravamo intenti a capire la tragica evoluzione del colpo di Stato dei militari egiziani, leggere la nota del Consiglio supremo di difesa italiano che – in risposta alle votazioni alla Camera dei Deputati sugli F-35 – vuole esautorare il Parlamento dalla sovranità deliberativa in materia di spese per gli armamenti. Una nota preoccupante emessa da questo organismo convocato e presieduto dal Presidente della Repubblica, al termine della riunione alla quale ha partecipato, oltre al Capo di stato maggiore della Difesa, anche mezzo governo (ma – si badi – non il ministro Kienge che ha la delega sul Servizio Civile Nazionale, cioè sulla difesa civile della Patria).
L’Italia è una Repubblica parlamentare, dove i nostri rapprentanti esercitano il potere legislativo in nome del popolo italiano (se non in “casi straordinari di necessità e d’urgenza” nel quale questa competenza è assunta temporaneamente dal governo) senza limitazione di temi, anzi – specifica la Costituzione – “ciascuna Camera può disporre inchieste su materie di pubblico interesse”. Non esistono ambiti sottratti alla giurisdizione del Parlamento, nè civili nè militari. Continua a leggere
Quei disarmati facitori di pace (che non vivono in un pub)
Ho letto La conta dei salvati. Dalla Grande Guerra al Tibet: storie di sangue risparmiato, l’ultimo importante lavoro della storica Anna Bravo (Edizioni Laterza, giugno 2013), proprio nei giorni in cui alla Camera dei Deputati si discuteva sui caccia F-35, si votava quella che è stata definita l’ipocrita mozione della maggioranza di governo e si ascoltavano le deliranti dichiarazioni del ministro della difesa sull’armare la pace per amare la pace. E’ stato un salutare antidoto di lucidità. Ed anche un punto riferimento ulteriore, a partire dal quale misurare la lontananza culturale tra chi ha il mandato di gestire i temi fondamentali della vita e della morte (armi e guerre, comunque aggettivate, fatte o risparmiate, di questo trattano) puntando sugli armamenti e i facitori di pace (per dirla, come fa la Bravo, con Alex Langer) cioè tutti coloro che nel Novecento e dopo, in tutte le latitudini, noti o sconosciuti, hanno operato ed operano – dal basso e disarmati – per risparmiare il sangue. E costruiscono storia, perché costruiscono futuro. Continua a leggere