Mentre Shel Shapiro canta che “L’Italia ripudia la guerra, perché l’Italia è una Repubblica democratica e la sovranità appartiene al popolo”, e mentre sull’onda delle proteste popolari il governo del Canada ha rinunciato definitivamente al programma dei caccia F-35, martedì scorso è andata in scena in Italia la resa della democrazia parlamentare alla sovranità militare, con la consegna all’ammiraglio Di Paola – pro tempore ministro della Repubblica – della delega per “riformare” lo strumento militare, che mette al riparo le forze armate da ogni futuro possibile taglio di risorse, garantendone al contrario di aggiuntive e costanti per l’acquisto di ulteriori armamenti. E’ l’ennesimo ribaltamento del Patto Costituzionale, nel quale tutti i diritti sanciti nei primi dieci articoli – dal lavoro alla salute, alla conoscenza – sono compressi, taglieggiati e infine e negati, con il pretesto della crisi economica, e l’unico ripudiato – la guerra – è foraggiato insaziabilmente e instancabilmente, con il consenso bipartisan di destra e centro-sinistra, malgrado la crisi economica.
Di fronte a tutto ciò, oggi più che mai, ho un’obiezione. E sabato e domenica prossimi sarò a Firenze, al Convegno organizzato dal Movimento Nonviolento e dalla CNESC Avrei (ancora) un’obiezione!, non solo per celebrare i 40 anni dalla prima legge sull’obiezione di coscienza, ma soprattutto per capire, insieme a tanti altri obiettori di coscienza, attraverso quale ulteriore impegno rendere effettivi due principi complementari previsti dal nostro ordinamento: il ripudio costituzionale della guerra come “mezzo” e “strumento” di risoluzione dei conflitti e l’istituzione legislativa del Servizio Civile Nazionale – conquistato attraverso le lotte degli obiettori di coscienza alla guerra – come “mezzo” e “strumento”, alternativo e concorrente al militare, per la difesa della Patria.
Si tratta di esplicitare che l’ordinamento legislativo del nostro Paese prevede due forme di difesa della Patria: l’uno arcaico, fondato sulla violenza delle armi, contrario ai principi fondamentali della Costituzione, non solo velleitario ed incapace di difendere i cittadini dalle reali minacce alla propria quotidiana sicurezza – la povertà, l’analfabetismo, la disoccupazione, il dissesto del territorio, le mafie…- ma sottrattore delle risorse necessarie a sconfiggerle; l’altro nuovo, ma “antico come le colline”, fondato sulla nonviolenza, coerente con la Costituzione e potenzialmente efficace – se messo in grado di farlo – nel garantire la sicurezza della comunità e del territorio, sia rispetto alle minacce quotidiane sia rispetto alla difesa delle istituzioni democratiche.
E’ dunque necessario ancora l’impegno degli obiettori di coscienza, di ieri e di oggi, per un’ulteriore conquista di civiltà: il trasferimento di risorse, nel bilancio dello Stato, dalla vecchia alla nuova organizzazione della difesa, ridimensionando fortemente la spesa per la difesa militare e potenziando specularmente quella per la difesa civile. Con la consapevolezza che la prima è blindata dalla casta militare, dagli interessi dei mercanti di armi e dalla sudditanza complice della politica; la seconda è ostacolata, impedita ed umiliata da questi poteri, palesi e occulti, pur essendo vicina ai bisogni delle persone ed un diritto – ancora in gran parte negato – di tutti i giovani italiani.
Bisogna perciò oggi prendere l’esempio e il testimone dalla lotta nonviolenta dai vecchi obiettori di coscienza per il diritto al servizio civile, per questa nuova lotta per il diritto del Paese alla difesa civile, non armata e nonviolenta. Un obbiettivo avanzato, di civiltà, che – quarant’anni dopo – ha ancora lo stesso avversario di sempre: la guerra e la sua preparazione.

Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...